Durante la residenza artistica dal titolo ‘‘Archeologia
e Arte Contemporaneaʼʼ a cura di Galleria
Studiottantuno nasce la serie di disegni ‘‘Miʼʼ
contenuti all‘interno della mostra bipersonale di
Matteo Schiavoni e Giordano Caruso che
indaga lʼinsediamento etrusco del Forcello sito
in Bagnolo San Vito (MN).
Lʼidea del disegno nasce come strumento di
conoscenza e di approccio al mondo dellʼarcheologia,
da qui la necessità di scavare e tornare
al segno, alla materia.
Il disegno in questo caso diventa lʼunica fotografia
possibile.
La scienza fornisce le suggestioni necessarie
per procedere nel tentativo di restituzione ambientale.
Sono stratigrafie di segni che compongono un
insieme, che ricostruiscono la storia di un insediamento
ormai sepolta. In un mondo famelico
di immagini come il nostro, il disegno diviene
lʼunica immagine possibile.
Disegnare mondi perduti, ricostruire spartiti di
vita domestica, immaginare un lago con un
porto annesso dove ora cʼè solo un campo
arato, questa è la magia dellʼimmaginazione
che viene stimolata attraverso un dialogo con
la scientificità dellʼarcheologia.
Mi, Galleria Studiottantuno, 2022
5 Disegni a matita su carta cotone, dimensioni varie:
n° 3 disegni 40X30cm,
n° 1 disegno 70x50cm,
n° 1 disegno50x70 cm,
cornice (no vetro), 2022
Dallo scambio con le archeologhe nasce lʼidea
di creare un progetto condiviso dai due artisti in
residenza - Matteo Schiavoni e Giordano
Caruso - legato allʼinsediamento del Forcello
(MN).
Lʼarea dove attorno al V sec a.C si trovava lʼantico
insediamento misurava circa 12 ettari, di cui,
solo una piccola parte è stata posta sotto tutela
dalla soprintendenza.
I terreni che non sono stati tutelati sono rimasti
di proprietà privata e destinati a colture intensive.
Sulla superficie sono collocati frammenti di
vasellame risalenti al periodo etrusco.
Purtroppo ad oggi lʼazione degli aratri ha completamente
distrutto le stratigrafie dellʼinsediamento
necessarie per determinare la datazione
e la collocazione originaria.
Lʼidea da cui si è partiti è legata al concetto di
perdita; da un lato la privazione della funzione
originaria dei reperti, dallʼaltra la rottura degli
oggetti in tanti piccoli frammenti sconnessi tra
loro.
Il lavoro è diviso in 3 fasi; la prima prevede la
realizzazione di unʼazione performativa che
consiste nel camminare e raccogliere i reperti
posti sulla superficie di questi terreni.
Nella fase 2 i reperti vengo visionati dalle
archeologhe del parco avviando un dialogo
preliminare.
Il risultato di questo dialogo è inserito allʼinterno
delle schede.
La fase 3 prevede un intervento scultoreo
mirato a creare una protesi, ossia unʼestensione
del reperto.
Lʼargilla utilizzata per creare le sculture è stata
ricavata utilizzando la stessa terra del fiume
Mincio.
Lʼobiettivo è quello di instaurare un profondo
legame che connetta il reperto alla scultura,
attraverso un processo fluido.
Lʼuno è la parte mancante dellʼaltro instaurando
così un rapporto di reciprocità ideale.
Nord Ovest Sud Est, Performance video, 2022
Video 4k, (loop), 36ʼ00ʼʼ, colori - Frame stills